Il ruolo delle neuroscienze nella formazione

Oggi le neuroscienze gettano una nuova luce sui meccanismi del cervello e ci consentono di rileggere in chiave neurologica molte teorie e informazioni di base che erano già state formulate empiricamente e che oggi trovano anche una spiegazione biologica.  Uno dei processi più studiati è proprio quello dell’apprendimento dove sono state elaborate molte risultanze interessanti.


Cosa stimola la nostra attenzione e aiuta i processi di memorizzazione?


Gli elementi che fissano l’apprendimento sono molteplici ma vale la pena qui sintetizzarne qualcuno particolarmente utile, sicuramente noto ai formatori, ma spesso poco considerato nelle organizzazioni.


1. Il primo elemento è costituito dalle emozioni.
Le emozioni rappresentano una componente sostanziale nel processo di apprendimento insieme al lavoro cognitivo. L’emozione consente di associare ad una determinata situazione (per esempio l’acquisizione di nuove informazioni) uno stato emotivo positivo o negativo.  Quando la medesima situazione si ripresenterà, la razionalità orienterà la decisione ma basandosi sul lavoro precedente fatto dalle emozioni. I contenuti emotivi di un’esperienza rappresentano, quindi, un rafforzamento indispensabile per una buona memorizzazione.


2. La memoria si forma e si mantiene attraverso la ripetizione.
Si impara ripetendo perché solo la ripetizione dello stimolo genera il consolidamento delle sinapsi. E’ evidente che apprendere richiede quindi applicazione e continuità nel tempo. Da questo punto di vista il processo di digitalizzazione nell’apprendimento può costituire un grande supporto poiché consente di fruire del momento formativo in maniera delocalizzata e continuativa a patto però che venga garantito un contenitore che mantenga le caratteristiche di interattività e relazione (tramite coaching o tutoring on line o comunità virtuali seguite).


3. Il cervello ottimizza il suo funzionamento.
 Il cervello ha una propensione a risparmiare “automaticamente” energia e a ridurre al minimo l’utilizzo della coscienza consapevole che richiede un notevole impegno. Quando viene chiesto ai discenti di apprendere (o ancor peggio cambiare i loro comportamenti) li sollecitiamo quindi verso uno sforzo considerevole. Di conseguenza il formatore dovrà essere in grado di tenere conto del fattore legato al carico cognitivo e, di conseguenza, progettare sessioni formative brevi, auto-consistenti, mettendo in campo quei trucchi del mestiere (vedi per esempio l’uso delle tecniche di gaming, della gamification, del microlearning e dello storytelling ) che rendono tali sessioni interessanti e, laddove possibile, anche divertenti.

4. L’importanza delle immagini nella memorizzazione. Un’altra caratteristica, ben nota ai formatori, è l’importanza delle immagini nel processo di memorizzazione poiché costituiscono un meccanismo di trasferimento delle informazioni che il nostro cervello predilige di gran lunga rispetto al testo. La rappresentazione grafica dei concetti aiuta i meccanismi fondamentali della semplificazione e della categorizzazione, operazioni fondamentali per interpretare la complessità del mondo selezionando l’essenziale.


5. L’importanza del feedback.
Un altro meccanismo di base del cervello importante ai fini della memorizzazione è quello del feedback, ovvero il riscontro che ciascuno di noi ha dall’ambiente con il quale interagisce e soprattutto nella relazione con le persone. Questo meccanismo si accentua soprattutto quando il riscontro è di tipo negativo (esempio una contestazione piuttosto che la notifica di qualche errore commesso). Il nostro cervello in pratica impara più dalle smentite che dalle conferme; l’errore è, quindi, un’occasione preziosa di apprendimento.  


6. Il cervello non è fatto per fare più cose contemporaneamente
. Per essere più precisi lo può fare ma con risultati insoddisfacenti e con molti errori.  Alla base dell’apprendimento di una competenza vi è l’attenzione selettiva, ovvero la capacità del cervello di focalizzare l’attenzione su una specifica categoria di stimoli escludendo gli altri al fine di evitare di dover decifrare troppi input irrilevanti.


7. Rapporto tra esperienza corporea e memorizzazione.
Educare e apprendere esemplificano più di altri l’unità cervello-pensiero-corpo: infatti nella persona che viene educata o che apprende si attivano processi cerebrali (mentali) dovuti ai vari circuiti tra neuroni che, attraverso il corpo di cui essi fanno parte, compiono esperienze educative e di apprendimento. Solo questa fondamentale informazione, peraltro già ampiamente intuita dai formatori più esperti, dovrebbe indurci a modificare radicalmente le nostre aule di formazione o, meglio ancora, progettare all’interno dell’impresa spazi fisici informali “smart” in cui arredi, colori, strumenti digitali e analogici si integrano in modo innovativo creando nuovi ambienti “phygital” (physical + digital) per la collaborazione e la relazione, e quindi per l’apprendimento esperenziale (Experiential Learning).


L’industria della tecnologia applicata alla formazione è passata interamente a piattaforme basate su cloud, che offrono alle funzioni di L&D illimitate opportunità di collegare e scollegare i sistemi e accedere alle ultime funzionalità senza dover passare attraverso lunghe e costose implementazioni di un sistema locale. I leader L&D devono assicurarsi che le tecnologie di apprendimento si adattino a un’architettura di sistema complessiva che includa funzionalità a supporto dell’intero ciclo di gestione della formazione dei discenti, inclusi l’onboarding, la gestione delle attività formative, la gestione delle prestazioni, la gestione dei feedback in tempo reale, la gestione premi e dei riconoscimenti.

Tutti noi non siamo delle macchine pensanti che si emozionano,

ma siamo macchine emozionali che pensano.

– Antonio Damasio

I recenti studi delle neuroscienze hanno dato evidenza scientifica su cosa stimola la nostra attenzione e aiuta i processi di memorizzazione


Una progettazione formativa efficace deve tener presente alcune caratteristiche del funzionamento del cervello in modo da evitare ostacoli alla memorizzazione, per esempio a causa di un eccessivo carico cognitivo dovuto alla mancanza (o eccesso) di stimoli.


Uno dei fattori essenziali alla base dell’apprendimento è l’emozione. In concerto con il lavoro cognitivo, l’emozione permette un significativo rafforzamento indispensabile per una buona memorizzazione.


La memoria si mantiene attraverso la ripetizione. Senza un adeguato rinforzo ripetuto nel tempo la memoria perderebbe progressivamente i concetti acquisiti e non consolidati.


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