Principi e teorie alla base dell’insegnamento
Insegnare agli adulti, si sa, è molto diverso che insegnare ai bambini. Le motivazioni, le aspettative, le esperienze e le strategie dell’adulto che impara non sono infatti quelle del bambino. Eppure, un attento esame delle teorie dell’apprendimento e l’analisi dei metodi dell’insegnamento generalmente adottati ci fa convenire che spesso si insegna agli adulti come se fossero dei bambini senza tener conto delle loro caratteristiche.
Fino a qualche decennio fa i principi che ispiravano la formazione degli adulti erano ancora legati al paradigma pedagogico (da pedagogia, che in greco sta a significare “l’arte e la scienza di insegnare ai bambini”). Negli ultimi decenni del Novecento l’educazione degli adulti si è definitivamente emancipata dal modello pedagogico per costituirsi modello a sé stante, conosciuto col nome di andragogia grazie soprattutto all’importante contributo di Malcolm Knowles formatore americano che nel 1993 pubblicò la sua opera più importante dal titolo emblematico The Adult Learner. A Neglet Species (Knowles, 1993), in cui presentò in maniera molto approfondita la distinzione fra pedagogia e andragogia.
“Il modello pedagogico attribuisce all’insegnante la piena responsabilità di prendere tutte le decisioni su quello che verrà appreso. E’ un’istruzione diretta dal docente, e che lascia al discente solo il ruolo subordinato di seguire le istruzioni dell’insegnante”
– Knowles (1993)
La dipendenza del discente dall’insegnante può essere giustificata nei primi anni di vita e sviluppo del bambino, in cui necessariamente il soggetto ha bisogno del sostegno esterno del docente, ma la sua necessità e la sua capacità d’autonomia si sviluppano rapidamente e richiedono di passare a un modello via via differente col passare degli anni:
“Man mano che gli individui maturano, il loro bisogno e la loro capacità di essere autonomi, di utilizzare la loro esperienza nell’apprendimento, di riconoscere la loro disponibilità ad apprendere, e di organizzare il loro apprendimento attorno ai problemi della vita reale, cresce costantemente dall’infanzia alla preadolescenza, e poi rapidamente durante l’adolescenza. […]”.
– Knowles (1993)
Col passare degli anni, diventiamo psicologicamente adulti quando arriviamo a un concetto di noi stessi come persone autonome e responsabili della propria vita; tale processo è graduale e accompagnato dalla maturazione biologica. I presupposti su cui si basano i due modelli pedagogico e andragogico sono quindi molto differenti, come mostra la seguente tabella.


Pedagogia e andragogia sembrerebbero addirittura in antitesi. In realtà Knowles distingue tra un’ideologia (quella pedagogica) e un sistema di ipotesi alternative (l’andragogia):
“Mi sembra che il modello pedagogico ha assunto molte delle caratteristiche di un’ideologia, intesa come un complesso sistematico di convinzioni che richiede ai suoi aderenti lealtà e conformismo. […] Il modello andragogico non è un’ideologia; è un sistema di diverse ipotesi alternative. E questo ci porta alla differenza fondamentale tra i due modelli. Il modello pedagogico è un modello ideologico che esclude i presupposti andragogici. Il modello andragogico è un sistema di ipotesi che include, quindi, le ipotesi pedagogiche”.
– Knowles (1993)
In tale ottica, vi sono circostanze formative in cui può essere opportuno utilizzare i presupposti del modello pedagogico; ad esempio quando:
– i discenti dipendono molto dalle conoscenze del trainer/istruttore
– si entra in contatto con un’area contenutistica assolutamente nuova ed estranea, con cui i discenti non hanno avuto precedenti esperienze
– si ha bisogno di accumulare un certo insieme di contenuti per compiere una determinata performance
– non si avverte il bisogno di apprendere quel contenuto
in sostanza quando c’è bisogno di un percorso fortemente guidato da parte di un insegnante.
Una volta però formati questi concetti fondamentali in relazione all’area di contenuto specifica, i due modelli pedagogico e andragogico procedono in due differenti maniere:
“Il pedagogo, ritenendo che le ipotesi pedagogiche siano le uniche realistiche, insisterà che i discenti rimangano dipendenti dall’insegnante, mentre l’andragogo, ritenendo che il passaggio ai presupposti andragogici sia un obiettivo desiderabile, farà tutto il possibile per aiutare i discenti ad assumersi sempre maggiori responsabilità per il loro apprendimento”.
– Knowles (1993)

Partendo da tali considerazioni Knowles propone le caratteristiche dell’insegnante andragogico che viene a configurarsi come un facilitatore d’apprendimento, in contrasto al ruolo tradizionale – tipico del modello pedagogico – dove il formatore è detentore unico della conoscenza.
L’industria della tecnologia applicata alla formazione è passata interamente a piattaforme basate su cloud, che offrono alle funzioni di L&D illimitate opportunità di collegare e scollegare i sistemi e accedere alle ultime funzionalità senza dover passare attraverso lunghe e costose implementazioni di un sistema locale. I leader L&D devono assicurarsi che le tecnologie di apprendimento si adattino a un’architettura di sistema complessiva che includa funzionalità a supporto dell’intero ciclo di gestione della formazione dei discenti, inclusi l’onboarding, la gestione delle attività formative, la gestione delle prestazioni, la gestione dei feedback in tempo reale, la gestione premi e dei riconoscimenti.

– Fino a qualche decennio fa i principi che ispiravano la formazione degli adulti erano ancora legati al paradigma pedagogico. Da ormai diversi anni l’educazione degli adulti si è definitivamente emancipata dal modello pedagogico per costituirsi modello a sé stante, ossia quello andragogico.
– Insegnare agli adulti, si sa, è molto diverso che insegnare ai bambini. Nei primi anni di vita l’individuo dipende da colui che gli insegna, ma la sua necessità e la sua capacità d’autonomia si sviluppano rapidamente e richiedono di passare a un modello via via differente col passare degli anni.
– Il modello pedagogico attribuisce all’insegnante la piena responsabilità di prendere tutte le decisioni su quello che verrà appreso. In tale modello il formatore è il detentore unico della conoscenza.
– Nel modello adragogico il formatore fa il possibile affinchè i discenti si assumano sempre maggiori responsabilità del loro apprendimento. L’insegnante andragogico si configura come un facilitatore all’apprendimento.
– Pedagogia e andrologia non sono in antitesi. Il modello pedagogico è un modello ideologico che esclude i presupposti andragogici. Il modello andragogico è un sistema di ipotesi che include, quindi, le ipotesi pedagogiche.